The history
The history
La storia di Ninfa
The history of Ninfa garden
Dall'epoca romana a quella medievale
Plinio il Giovane segnala nel I secolo la presenza di un piccolo tempio romano, dedicato alle ninfe delle acque sorgive, accanto ad un’abbondante sorgente ai piedi dei monti Lepini. Con il declino dell’Impero Romano, la via Appia cadde in rovina e il territorio circostante si trasformò in terreno paludoso. Gli abitanti si trovarono quindi costretti ad abbandonare le zone allagate lungo il litorale per spostarsi nell’entroterra a qualche metro sopra il livello del mare, ai piedi dei Monti Lepini. Lì, accanto a quella stessa sorgente si costituì un insediamento: qui i viaggiatori si riposavano, abbeveravano i loro cavalli e pagavano un pedaggio. Le acque della sorgente furono arginate e imbrigliate in alcuni mulini e per altri scopi.
Ninfa cessò di essere un possedimento imperiale nell'VIII secolo, quando Costantino V (718-775), Imperatore di Bisanzio, ne fece dono a Papa Zaccaria (741-752), uno dei primi papi in onore del quale fu coniata una moneta.
Il piccolo insediamento crebbe di dimensioni e d’importanza commerciale. Sul modello di Roma, furono costruite sette chiese, la più imponente delle quali era Santa Maria Maggiore, le cui rovine risalgono al X secolo. La Santa Sede fu occupata due volte dai Caetani. Nel 1118, Giovanni da Gaeta succedette a Pasquale II col titolo di Papa Gelasio II, il primo dei due papi Caetani. Perseguitato dall’imperatore Enrico V (1086-1125), da lui scomunicato invano, Gelasio fu papa solo per un anno, morendo in esilio nel 1119.
Nel 1159, il papa eletto Alessandro III (1100-1181 circa), in fuga dai sostenitori romani dell’antipapa Vittorio IV, appoggiato dall’imperatore Federico I, trovò rifugio a Ninfa dove fu formalmente consacrato il 20 settembre 1159 presso Santa Maria Maggiore. Federico, o Barbarossa che dir si voglia (1122-1190), si vendicò e distrusse la città, ma essa si risollevò, e le sue fortificazioni aumentarono. Alessandro morì nel 1181.
Nel 1159, il papa eletto Alessandro III (1100-1181 circa), in fuga dai sostenitori romani dell’antipapa Vittorio IV, appoggiato dall’imperatore Federico I, trovò rifugio a Ninfa dove fu formalmente consacrato il 20 settembre 1159 presso Santa Maria Maggiore. Federico, o Barbarossa che dir si voglia (1122-1190), si vendicò e distrusse la città, ma essa si risollevò, e le sue fortificazioni aumentarono. Alessandro morì nel 1181.
Il piccolo insediamento crebbe di dimensioni e d’importanza commerciale. Sul modello di Roma, furono costruite sette chiese, la più imponente delle quali era Santa Maria Maggiore, le cui rovine risalgono al X secolo. La Santa Sede fu occupata due volte dai Caetani. Nel 1118, Giovanni da Gaeta succedette a Pasquale II col titolo di Papa Gelasio II, il primo dei due papi Caetani. Perseguitato dall’imperatore Enrico V (1086-1125), da lui scomunicato invano, Gelasio fu papa solo per un anno, morendo in esilio nel 1119.
Nel 1159, il papa eletto Alessandro III (1100-1181 circa), in fuga dai sostenitori romani dell’antipapa Vittorio IV, appoggiato dall’imperatore Federico I, trovò rifugio a Ninfa dove fu formalmente consacrato il 20 settembre 1159 presso Santa Maria Maggiore. Federico, o Barbarossa che dir si voglia (1122-1190), si vendicò e distrusse la città, ma essa si risollevò, e le sue fortificazioni aumentarono. Alessandro morì nel 1181.
Nel 1159, il papa eletto Alessandro III (1100-1181 circa), in fuga dai sostenitori romani dell’antipapa Vittorio IV, appoggiato dall’imperatore Federico I, trovò rifugio a Ninfa dove fu formalmente consacrato il 20 settembre 1159 presso Santa Maria Maggiore. Federico, o Barbarossa che dir si voglia (1122-1190), si vendicò e distrusse la città, ma essa si risollevò, e le sue fortificazioni aumentarono. Alessandro morì nel 1181.
La famiglia Caetani e Ninfa
La storia papale cede ora il passo a Benedetto Gaetani (1235-1303), la cui famiglia si era stabilita ad Anagni, tra Gaeta e Roma.
Nel 1294, succedendo all’eremita San Celestino V, fu eletto papa e prese il nome oggi tristemente noto di Bonifacio VIII. Competente avvocato canonico e mecenate delle arti, fondò l’Università di Roma La Sapienza e rinnovò la Biblioteca Vaticana. Il suo pontificato, tuttavia, fu impantanato da costanti dispute con Filippo IV di Francia (1269-1314).
La sua provocatoria bolla Unam Sanctam (1302), un’estrema affermazione della supremazia papale, portò alle umilianti circostanze del suo arresto ad Anagni nel settembre 1303, e al saccheggio del suo palazzo da parte delle forze di Filippo IV di Francia, detto il Bello. Indignato e scosso, l’anziano Bonifacio morì un mese dopo. Figura molto controversa, fu forse l’ultimo degli imperatori-papi medievali.
Durante la sua vita, l’opportunista Bonifacio accrebbe il potere della sua famiglia attraverso l’espansione territoriale. Nel 1297 fu notevole la sua personale acquisizione, dalla potente famiglia Annibaldi, della fiorente Ninfa, che nel 1301 donò con tutti i suoi possedimenti a suo nipote Pietro Caetani.
Nel 1294, succedendo all’eremita San Celestino V, fu eletto papa e prese il nome oggi tristemente noto di Bonifacio VIII. Competente avvocato canonico e mecenate delle arti, fondò l’Università di Roma La Sapienza e rinnovò la Biblioteca Vaticana. Il suo pontificato, tuttavia, fu impantanato da costanti dispute con Filippo IV di Francia (1269-1314).
La sua provocatoria bolla Unam Sanctam (1302), un’estrema affermazione della supremazia papale, portò alle umilianti circostanze del suo arresto ad Anagni nel settembre 1303, e al saccheggio del suo palazzo da parte delle forze di Filippo IV di Francia, detto il Bello. Indignato e scosso, l’anziano Bonifacio morì un mese dopo. Figura molto controversa, fu forse l’ultimo degli imperatori-papi medievali.
L’iconica torre di 40 metri di Pietro, che si erge ancora oggi sul giardino, e la doppia cintura di mura fortificate di Ninfa, non furono tuttavia sufficienti a salvare la città da uno spietato saccheggio nel 1381, sullo sfondo di scismi, guerre papali e dispute territoriali intrafamiliari.
Le faide dinastiche innescate da quel saccheggio si protrassero per cinque secoli durante i quali Ninfa e le sue spettrali rovine scomparvero dietro una coltre di vegetazione boschiva e di rovi che avrebbe alimentato il diffondersi della malaria.
La costante rivalità tra le famiglie Caetani e Colonna fu seguita nel 1499 da un dramma dalle conseguenze potenzialmente paralizzanti: la confisca di tutte le proprietà dei Caetani da parte del papa Borgia, Alessandro VI. Fortunatamente, queste vennero restituite da papa Giulio II nel 1504, poco dopo la sua ascesa al trono.
Nonostante questo clima conflittuale, l’influenza dei Caetani nella regione pontina crebbe. L’inespugnabile Castello di Sermoneta, non lontano da Ninfa, è oggi il monumento più iconico del potere medievale della famiglia.
Nonostante questo clima conflittuale, l’influenza dei Caetani nella regione pontina crebbe. L’inespugnabile Castello di Sermoneta, non lontano da Ninfa, è oggi il monumento più iconico del potere medievale della famiglia.
Il rigoglioso cuore pontino dei Caetani, composto sostanzialmente dal castello di Sermoneta e dal feudo di Ninfa, si estendeva per oltre 160 km. Fin dall’antichità, però, questo territorio aveva posto ai suoi abitanti una sfida colossale: le paludi.
Numerosi i tentativi di ripristinare quello che Plinio aveva descritto come il “paesaggio fiorito” esistente al tempo dei Volci, la popolazione che si era insediata in questo territorio intorno al 500 a.C. Per secoli, gli imperatori romani, incluso Traiano, cercarono invano di drenarle; poi, divenuta Ninfa un possedimento papale, anche i papi tentarono l’impresa, inclusi Bonifacio VIII e Sisto V – quest’ultimo morì di malaria nel 1590 dopo una visita nelle paludi. Nei secoli XVII e XVIII i tentativi dei duchi di Sermoneta furono altrettanto infruttuosi. La sfida fu vinta solo nel XX secolo, grazie al genio di Gelasio Caetani (1877-1934) ‒ vedi sotto.
Numerosi i tentativi di ripristinare quello che Plinio aveva descritto come il “paesaggio fiorito” esistente al tempo dei Volci, la popolazione che si era insediata in questo territorio intorno al 500 a.C. Per secoli, gli imperatori romani, incluso Traiano, cercarono invano di drenarle; poi, divenuta Ninfa un possedimento papale, anche i papi tentarono l’impresa, inclusi Bonifacio VIII e Sisto V – quest’ultimo morì di malaria nel 1590 dopo una visita nelle paludi. Nei secoli XVII e XVIII i tentativi dei duchi di Sermoneta furono altrettanto infruttuosi. La sfida fu vinta solo nel XX secolo, grazie al genio di Gelasio Caetani (1877-1934) ‒ vedi sotto.
Il rigoglioso cuore pontino dei Caetani, composto sostanzialmente dal castello di Sermoneta e dal feudo di Ninfa, si estendeva per oltre 160 km. Fin dall’antichità, però, questo territorio aveva posto ai suoi abitanti una sfida colossale: le paludi. Numerosi i tentativi di ripristinare quello che Plinio aveva descritto come il “paesaggio fiorito” esistente al tempo dei Volci, la popolazione che si era insediata in questo territorio intorno al 500 a.C. Per secoli, gli imperatori romani, incluso Traiano, cercarono invano di drenarle; poi, divenuta Ninfa un possedimento papale, anche i papi tentarono l’impresa, inclusi Bonifacio VIII e Sisto V – quest’ultimo morì di malaria nel 1590 dopo una visita nelle paludi.
Nei secoli XVII e XVIII i tentativi dei duchi di Sermoneta furono altrettanto infruttuosi. La sfida fu vinta solo nel XX secolo, grazie al genio di Gelasio Caetani (1877-1934) ‒ vedi sotto.
Nei secoli XVII e XVIII i tentativi dei duchi di Sermoneta furono altrettanto infruttuosi. La sfida fu vinta solo nel XX secolo, grazie al genio di Gelasio Caetani (1877-1934) ‒ vedi sotto.
Il giardino di Ninfa del XX secolo
e gli ultimi proprietari Caetani
Quella dei Caetani non è solo una storia di potere o di sopravvivenza. Nel corso dei secoli XIX e XX, molti membri della famiglia svolsero un importante ruolo politico, artistico e culturale. Si potrebbe iniziare con Onorato Caetani (1842-1917), XIV Duca di Sermoneta, senatore parlamentare e sindaco di Roma, che nel 1867 sposò una donna inglese, Ada Bootle Wilbraham. Ebbero una figlia e cinque figli maschi, tra cui Leone, l’erudito quindicesimo duca che abbandonò la politica italiana ed emigrò in Canada; Roffredo, il XVII e ultimo duca di Sermoneta, un raffinato compositore che sposò l’ereditiera americana Marguerite Chapin; e Gelasio che fu ingegnere e diplomatico nonché visionario artefice di due straordinari progetti di bonifica. Questi furono il prosciugamento delle Paludi Pontine che, nel corso dei secoli, nemmeno i romani e un susseguirsi di papi erano riusciti a realizzare e, prima ancora, il rifiorire di Ninfa, la città in rovina sul cui sito Gelasio e la madre realizzarono il meraviglioso giardino che conosciamo oggi.
Con la scomparsa di Onorato e Ada Caetani, la proprietà di Ninfa passò a Roffredo, la cui moglie americana, Marguerite Chapin, fondatrice di due grandi riviste letterarie, seguì le orme della suocera, diventando la seconda delle tre donne Caetani che si occuparono del giardino.
La terza di queste, Lelia Caetani (1913‒1977), figlia di Roffredo e Marguerite, fu l'ultima erede delle tenute Caetani.
La sua influenza sul giardino come lo conosciamo oggi è stata fondamentale. Nel 1951 sposò Hubert Howard, membro di una delle più antiche famiglie ducali inglesi e grande amante del patrimonio culturale e della protezione ambientale. Dopo la prematura morte di Lelia nel 1977, fu lui a presiedere le varie fondazioni che lei aveva istituito in vita al fine di conservare il ricco patrimonio Caetani. Alla sua morte, nel 1987, le tenute di campagna, compresa Ninfa, passarono interamente alla Fondazione Roffredo Caetani, intitolata al padre di Lelia.
La sua influenza sul giardino come lo conosciamo oggi è stata fondamentale. Nel 1951 sposò Hubert Howard, membro di una delle più antiche famiglie ducali inglesi e grande amante del patrimonio culturale e della protezione ambientale. Dopo la prematura morte di Lelia nel 1977, fu lui a presiedere le varie fondazioni che lei aveva istituito in vita al fine di conservare il ricco patrimonio Caetani. Alla sua morte, nel 1987, le tenute di campagna, compresa Ninfa, passarono interamente alla Fondazione Roffredo Caetani, intitolata al padre di Lelia.
Immagine ricreata digitalmente di Ninfa intorno al 1300